Spezzate. Perché ci piace quando le donne sbagliano by Jude Ellison Sady Doyle

Spezzate. Perché ci piace quando le donne sbagliano by Jude Ellison Sady Doyle

autore:Jude Ellison Sady Doyle [Doyle, Jude Ellison Sady]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Social Science, Feminism & Feminist Theory
ISBN: 9788831498654
Google: ZOYlzwEACAAJ
editore: TLON
pubblicato: 2022-03-15T07:17:32+00:00


La cosa che più colpisce del silenzio di Harriet Jacobs è che, in una certa misura, ha lo stesso suono degli altri. Le atrocità cui ha assistito e che ha sopportato sono inimmaginabili. Nel suo libro lo dice chiaramente: per quanto apertamente possa raccontare la storia della sua vita, nessuno è in grado di comprendere cosa abbia sopportato, a meno che anche quella persona non sia stata in schiavitù. Eppure, quando Jacobs si schermisce sostenendo di non essere in grado di scrivere – che non riesce ad accettare le critiche, che non è istruita, che non è una vera eroina, che avrebbe dovuto essere più comprensiva per meritare di essere ascoltata – mi sembra di sentire la voce di tutte le donne che ho visto rifiutare un’apparizione pubblica.

Il silenzio interiore, però, è solo una parte della storia. Il suo silenzio fu praticamente (e legalmente) imposto dalla cultura in cui viveva. Nessuno più di lei si trovò di fronte una più alta e invalicabile barriera alla pubblica espressione. Per gran parte della sua vita, le fu impedito di scegliersi un lavoro, di votare, di decidere dove vivere, persino di leggere, figuriamoci scrivere. Nello stesso silenzio vivevano milioni di altre donne rese oggetti di proprietà, i cui corpi e le cui sofferenze venivano mercificati nel modo più brutale possibile. Venivano guardate, usate, ferite, uccise. Ma mai ascoltate. Perché, per poterle ascoltare, bisognava prima renderle umane.

Harriet Jacobs riuscì a rompere quel silenzio, e a rispondere a Julia Tyler. Fu una mossa audace, ma in quel momento la sicurezza che le garantiva il silenzio svanì di fronte al rischio che avrebbe corso non parlandone affatto. Tyler stava dicendo al mondo che per le donne la schiavitù era una cosa buona. Aveva torto. Se Jacobs non avesse detto nulla, c’erano ottime possibilità che Tyler avrebbe continuato ad avere torto e a raccontare il mondo nel modo sbagliato.

In altre parole, Jacobs fu in grado di sovvertire il silenzio quando comprese cosa lo rende insostenibile: se non dici alle persone chi sei e cosa sai, gli altri lo faranno al posto tuo. E, se vogliono, potranno anche mentire.

Naturalmente, Jacobs scoprì anche qual è lo scherzo più crudele che può giocare il silenzio: anche se ti convinci a parlare, hai bisogno che qualcun altro ti ascolti. Se l’ascolto ti viene negato, il silenzio torna per inghiottirti tutta intera.

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Nei primi anni del xxi secolo, il divieto alle donne di parlare in pubblico sembrava decaduto. Ci sono scrittrici in vetta alle classifiche, donne a capo degli stati, cantautrici e registe; anche senza aver raggiunto simili vertici, le donne hanno comunque accesso a piattaforme, come Twitter o Facebook, che permettono loro di diffondere la parola scritta (o, nel caso dei video su YouTube, la loro vera parola) a una platea nazionale o internazionale. È facile credere che la lotta sia finita, che le donne possano ormai dare per assodato il loro diritto ad avere una voce.

Facile, ma imprudente. Anche oggi esistono strane asimmetrie tra il discorso pubblico delle donne e quello degli uomini.



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